Recuperati 29,7 miliardi con spending review

Risparmi per 29,94 miliardi nel 2017. La spending review ha interessato tutti i comparti della pubblica amministrazione. Colpita anche la Sanità.

Yoram GutgeldLa spending review è diventata un tormentone in Italia. Tutto è iniziato nell’autunno del 2011, quando con la scusa dello spread fu fatto fuori Silvio Berlusconi per dare via libera al governo dei tecnici guidato Mario Monti. Il taglio della spesa pubblica è stato al centro del dibattito anche negli altri 3 governi(Letta, Renzi, Gentiloni) che sono arrivati in seguito. La spending review è stata fatta?

I capitoli di spesa eliminati o ridotti nel periodo 2014-2017 ammontano a 29,9 miliardi di euro. E’ quanto emerge dalla relazione annuale presentata alla Camera dal commissario straordinario per la spending review, Yoram Gutgeld. I taglia saliranno a quota 31,5 miliardi nel 2018. La Pubblica Amministrazione ha contribuito per il 24%, i comparti locali per il 17%. Gutgeld ha dichiarato: “La revisione è servita a ridurre il deficit dal 3% del 2013 al 2,4% del PIL nel 2016; alla riduzione della pressione fiscale dal 43,6% del 2013 al 42,3%; al finanziamento dei servizi pubblici, con il reimpiego di risorse per 20 miliardi”. Il commissario straordinario per la spending review fa appello al governo in carica, e a quello che verrà, a non mollare la presa. Il motivo? Ci vuole tempo per raggiungere i risultati. “La spending review non ha limitato la qualità e l’efficienza della Pubblica Amministrazione. Il nostro traguardo non è quello dei tagli e basta, ma quello dell’efficienza per eliminare gli sprechi”. Lo ha detto il premier italiano Paolo Gentiloni. Peccato che la vita reale è diversa da ciò che ci raccontano i politicanti. La spending review ha colpito anche la Sanità, riducendo ulteriormente la qualità del servizio. L’emergenza posti letti è ormai all’ordine del giorno negli ospedali della Campania. Tutto in nome dell’Unione Europea dei burocrati.

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