Boom di migranti in Italia nei primi sette mesi del 2017

È boom di sbarchi di migranti in Italia nei primi sette mesi del 2017. La maggior dei migranti proviene da Paesi non in guerra. Arriva Codice di condotta per ONG.

MigrantiEsodo infinito di migranti dalla Libia verso l’Italia. Dal primo gennaio 2017 al 21 luglio 2017 sono stati 93.360 i migranti giunti sulle coste italiane, +11,03% rispetto al 2016. Nello stesso periodo dello scorso anno, infatti, sbarcarono 84.087 persone. I dati sono forniti dal ministero dell’Interno. Con questo andazzo si rischia di battere il record di 181.436 migranti del 2016.

Tra i porti maggiormente impegnati, al primo posto quello di Augusta con 13.215 arrivi, seguito da Catania(11.257) e Pozzallo(8.265). La Regione che accoglie più migranti è la Lombardia(13%), davanti al Lazio(9%), alla Campania(9%), al Veneto(8%) e all’Emilia Romagna(8%). Analizzando i dati per singolo mese, si scopre che il boom c’è stato a febbraio con ben 8.969 migranti contro i 3.828 del 2016. Boom di sbarchi anche a marzo(10.853 contro 9.676), aprile(12.930 contro 9.149), maggio(22.978 contro 19.957) e giugno(23.694 contro 22.339). A gennaio sono sbarcati in Italia 4.470 persone contro i 5.273 del 2016. In calo gli sbarchi anche a luglio(9.348 contro 23.552), ma ci sono ancora 10 giorni per chiudere il mese. Tra i migranti arrivati in Italia ci sono anche 9.323 minori non accompagnati(dato aggiornato al 22 giugno). Sono stati ricollocati 7.621 migranti(dato aggiornato al 14 luglio).

La maggior parte dei migranti non scappa da guerre

Il dato interessante è la nazionalità dei migranti sbarcati in Italia nel 2017. Il motivo? La maggior parte provengono dalla Nigeria(15.740), Bangladesh(8.450) e Guinea(8.381). Seguono Costa d’Avorio(7.767), Gambia(5.383), Mali(5.281), Eritrea(5.277), Senegal(5.274), Marocco(4.613) e Sudan(4.494). Altri migranti(dato che comprende coloro per i quali sono ancora in corso attività di identificazione) sono circa 22.700. A parte Nigeria, Mali, Sudan e Eritrea sono tutti Paesi in cui non è in corso una guerra. Quest’ultimo dato fa capire che la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia sono irregolari e non hanno diritto all’asilo. C’è da fare una puntualizzazione sulla Nigeria: il Paese “risulta” in guerra per la presenza nell’area settentrionale di Boko Haram, un’organizzazione terroristica jihadista sunnita che considera sacrilega l’educazione occidentale. La presenza di Boko Haram in una parte della Nigeria non giustifica i 15.740 nigeriani arrivati sulle nostre coste nei primi sette mesi del 2017. Dietro c’è la mafia nigeriana?

Arriva Codice di condotta per ONG

Incassa il via libera dell’Unione Europea e lo sconcerto di associazioni del calibro di MSF, Unicef, Amnesty, il Codice di condotta dell’Italia per regolamentare il lavoro delle Organizzazioni Non Governative(ONG) nel Mediterraneo. Il piano si compone di 11 punti.

  1. Assoluto divieto per le navi umanitarie di entrare in acque libiche, che possono essere raggiunte solo se c’è un evidente pericolo per la vita umana in mare.

  2. Non telefonare o mandare segnali luminosi per facilitare la partenza e l’imbarco di mezzi che trasportano migranti, per non facilitare i contatti con i trafficanti.

  3. Non trasportare migranti su altre navi, italiane o di assetti internazionali, tranne che in situazione di emergenza.

  4. Dopo il salvataggio, le navi delle organizzazioni dovranno completare l’operazione portando i migranti in un porto sicuro.

  5. Obbligo ad accogliere a bordo ufficiali di polizia giudiziaria per indagini collegate al traffico di esseri umani.

  6. Non ostruire le operazioni di ricerca e soccorso della guardia costiera libica, per lasciare il controllo di quelle acque alla responsabilità delle competenti autorità territoriali.

  7. Dichiarare le fonti di finanziamento per le attività di salvataggio in mare.

  8. Obbligo di notificare al Centro di coordinamento marittimo del proprio Stato di bandiera l’intervento, così che questo Stato è informato sulle attività della nave e può assumere la responsabilità anche per finalità di sicurezza marittima.

  9. Possesso di una certificazione che attesta l’idoneità tecnica per le attività di salvataggio.

  10. Obbligo a collaborare lealmente con le autorità di sicurezza pubblica della località di sbarco dei migranti, provvedendo - ad esempio - a fornire prima dell’arrivo documenti sull’intervento svolto e sulla situazione sanitaria a bordo.

  11. Obbligo a trasmettere tutte le informazioni di interesse investigativo alle autorità di polizia italiane, consegnando nel contempo ogni oggetto che potrebbe costituire prova di un atto illegale.

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